Non perdiamo conoscenza davanti alla sincope

Quante volte vi sarà capitato di sentire o, addirittura, di pronunciare la seguente frase.

“Stavo avendo una sincope”.

Un modo di dire colloquiale, quasi amichevole, per far intendere che ci si è buttati alle spalle un grosso spavento.

Un’espressione quasi amichevole…dietro la quale si nasconde, però, un nemico. Talvolta pericoloso.

Una patologia più diffusa di quanto non si pensi; purtroppo, non solo nei nostri dialoghi ma anche nella quotidianità che ci circonda.

Come riporta il Giornale Italiano di Cardiologia, con un’incidenza di circa il 6% per anno, una prevalenza del 10% ed un tasso di recidiva a 2 anni del 33%, la sincope è una condizione clinica di rilievo, specie nella popolazione geriatrica.

Ma, nello specifico, che cos’è la sincope?

Questo fenomeno è l’improvvisa e transitoria perdita di coscienza associata a perdita del tono muscolare (svenimento) dalla quale il paziente si riprende prontamente con completo recupero.

Non si tratta, dunque, di una malattia ma di un sintomo transitorio.

Nonostante la sincope sia un fenomeno allarmante e riproduca i sintomi di un arresto cardiaco, è spesso una condizione benigna ed autolimitante.

Nei pazienti affetti da cardiopatia, però, un episodio sincopale può essere premonitore di morte improvvisa.

Pertanto, in caso di conclamata patologia cardiovascolare, è importante sottoporsi periodicamente a test clinici e visite dal proprio specialista.

Vi sono numerosi esami, infatti, che il medico può indicare per la diagnosi; tra questi, l’elettrocardiogramma e l’ettroencefalogramma.

In aggiunta, esiste tutta una serie di esami che il medico può utilizzare a seconda delle necessità cliniche; sono un esempio i registratori impiantabili (loop recorder), ovvero dei piccoli registratori che si impiantano sotto la pelle e registrano l’elettrocardiogramma per lunghi periodi fino a quando non si verifica la sincope.

Solo in questo modo, la sincope continuerà a essere solo un banale modo di dire.