Scompenso cardiaco

Scompenso cardiaco

Lo scompenso cardiaco, detto anche insufficienza cardiaca, è una sindrome che può avvenire acutamente o, più spesso, cronicamente nel corso di tutte le malattie del cuore rappresentando il loro punto di arrivo. È caratterizzato da una difficoltà del cuore a pompare una quantità di sangue sufficiente per tutti gli organi del corpo in condizioni basali o sotto sforzo.

Spesso il risultato di questo stato dà luogo all’accumulo di liquidi a livello dei polmoni (edema polmonare), della cavità toracica (versamento pleurico), dell’addome (ascite) e sotto la cute (edema sottocutaneo). Tutti gli organi del corpo sono coinvolti nella malattia in quanto tutti vengono raggiunti da una quantità insufficiente di sangue e nutrimenti.

 

Quali sono i sintomi dello scompenso cardiaco?

Il sintomo più evidente dello scompenso è l’affanno o dispnea, cioè la difficoltà a respirare, che inizialmente si manifesta dopo sforzo. Il soggetto comincia ad avvertire affanno per attività che prima eseguiva senza particolare fatica, quali fare un tratto di strada in salita o una rampa di scale o camminare in piano, portando ad esempio la borsa della spesa; oltre all’affanno può percepire palpitazioni, stanchezza muscolare ed infine gonfiore ai piedi ed alle gambe. Naturalmente, se la malattia progredisce, questi sintomi e segni si possono rendere sempre più evidenti.

Lo scompenso cardiaco è una patologia che può essere efficacemente trattata, consentendo una discreta qualità di vita. E’ in genere opportuno seguire una alimentazione adeguata (poco sale, pasti poco abbondanti ricchi di carboidrati e poveri di grassi, specie animali), ridurre gli sforzi fisici ed in particolare quelli intensi ed improvvisi.

Esistono numerosi presidi terapeutici che permettono di frenare l’evoluzione della cardiopatia, ridurre i sintomi e le complicanze. Tra i farmaci utilizzati vi sono i diuretici per favorire la diminuzione dei fluidi in eccesso, i betabloccanti, gli ace inibitori, vasodilatatori, etc che aumentando il calibro dei vasi, diminuiscono le resistenze facilitando la funzione di pompa del cuore. Oltre alle medicine è possibile che sia necessario eseguire una terapia chirurgica atta a correggere la patologia di base. Quando gli altri trattamenti non sono sufficienti può essere necessario il trapianto cardiaco.

Negli ultimi anni ha assunto molta importanza la possibilità di trattamento dello scompenso cardiaco con l’impianto di pacemakers particolari detti “biventricolari” che consentono un netto miglioramento della qualità di vita dei pazienti scompensati.

 

La classificazione di gravità

Lo stadio dell'avanzamento dello scompenso cardiaco è classificato in base al livello di limitazione dell'attività fisica: di norma il personale medico classifica il fenomeno per descrivere la gravità dello scompenso cardiaco e l'effetto del trattamento. I vari stadi si basano sui sintomi che si manifestano durante l'attività:

  • Classe I. Paziente asintomatico (non presenta sintomi). 
  • Classe II. Scompenso cardiaco lieve. L'attività fisica moderata provoca dispnea o affaticamento
  • Classe III. L'attività fisica minima provoca dispnea o affaticamento.
  • Classe IV. Dispnea o affaticamento presenti anche a riposo 

 Lo scompenso può insorgere come evoluzione di una patologia cardiaca già nota come la cardiopatia infartuale, la cardiomiopatia dilatativa etc o essere il primo sintomo e bisogna quindi capire quale sia la patologia di base. Utili per la diagnosi corretta sono molti esami invasivi e non oltre alla visita clinica cardiologica.

Spesso i pazienti presentano una forma di scompenso cardiaco cronico con limitazione fissa della qualità di vita e della attività tollerabile. Queste forme di scompenso con una buona terapia medica ed interventistica, evolvono e si aggravano lentamente, ma talvolta presentano episodi di acuto peggioramento spesso, in base alla causa, reversibile chiamato scompenso cardiaco acuto, una condizione spesso grave e che richiede il ricovero.