Ablazione transcatetere della fibrillazione atriale
Le vene polmonari sono vasi che collegandosi dai polmoni all'atrio sinistro consentono al sangue ricco di ossigeno di ritornare al cuore. I manicotti muscolari si estendono dal corpo dell'atrio sinistro per una breve distanza (fino a circa 5 cm) all'interno delle vene polmonari. Si è visto che nelle persone affette da fibrillazione atriale, queste estensioni di muscolo esercitano un'attività elettrica rapida e non controllata dalla normale attività del cuore. Queste scariche elettriche anomale, risultato di complesse interazioni, producono un'attività elettrica rapida (400-650 al minuto) e irregolare che comporta a sua volta contrazioni meccaniche deboli negli atri.
La diffusione dell'attività elettrica anomala che origina dalle vene polmonari può essere arrestata inattivando/uccidendo irreversibilmente le cellule nel punto di giunzione delle vene polmonari con l'atrio sinistro, in modo che non possano condurre segnali elettrici. La ablazione consiste nella distruzione delle cellule nel punto di giunzione delle vene polmonari con l’atrio attraverso piccoli fori nell'inguine, il medico inserisce cateteri multipli nella vena femorale, facendoli avanzare sotto controllo radiografico fino all'atrio destro. Per raggiungere l'atrio sinistro, il medico usa un ago catetere lungo per pungere la parete che separa gli atri sinistro e destro, (puntura transettale) ed inserire i cateteri nell'atrio sinistro. La tecnica più comune impiega una corrente alternata ad alta frequenza (circa 550 KHz) erogata da un catetere flessibile dotato di elettrodo in metallo sulla punta. Il passaggio della corrente riscalda una piccola parte di tessuto fino a oltre 55°C, in base all'intensità della corrente e al contatto con il tessuto. Ogni piccola zona di tessuto inattivato (coagulato) è una "lesione, una bruciatura". Una serie di lesioni contigue a tutto spessore che descrivono una forma circolare in prossimità della giunzione delle vene polmonari destra e sinistra creano una sorta di barriera elettrica che isola le vene polmonari dall'atrio sinistro senza danneggiare fisicamente i tessuti. Si parla in questo caso di isolamento delle vene polmonari mediante ablazione transcatetere con radiofrequenza (RFCA).
Nel corso di questa procedura, il medico inserisce due cateteri nell'atrio sinistro, uno unicamente per registrare i segnali dalle vene polmonari bersaglio e l'altro per inviare corrente a radiofrequenza al punto desiderato e registrarla. Questa procedura viene eseguita seguendo una ricostruzione dell'anatomia e della forma delle vene polmonari e dell'atrio sinistro con sistemi di ricostruzione cardiaca tridimensionale. L'isolamento elettrico che ne deriva è dimostrato dalla scomparsa permanente dei segnali elettrici nelle vene polmonari e i cateteri vengono successivamente rimossi.
Complicazioni derivanti dall'isolamento delle vene polmonari
La complicazione più comune è il sanguinamento in prossimità del sito di iniezione all'inguine, con il conseguente ristagno di sangue parzialmente coagulato sotto la pelle o più in profondità nel tessuto, che produce un grumo, un nodulo o un livido, spesso sensibili e dolenti. La compressione manuale e il riposo a letto normalmente arrestano il sanguinamento. In circa 1-2% dei casi può verificarsi un sanguinamento interno, normalmente a livello del sacco pericardico intorno al cuore, provocato dai danni alla parete del cuore. Ciò può causare uno stato di shock che impedisce al cuore di pompare sangue a sufficienza all'organismo. Nella maggior parte dei casi, è possibile utilizzare un ago per introdurre una cannula-catetere nel sacco intorno al cuore e drenare il sangue. Questo basta generalmente per ripristinare la normale circolazione; in caso contrario può rendersi necessario un intervento chirurgico. Raramente rischio di ictus intrapocedurale nonostante la intensa scoagulazione intraprocedurale e lo screening per la valutazione della assenza di trombi prepocedurali.
In quali pazienti è indicata la ablazione di fibrillazione atriale?
La ablazione è indicata:
- Nei pazienti con fibrillazione atriale sintomatica che non hanno risposto alla terapia medica con antiaritmici.
- In pazienti selezionati con fibrillazione atriale parossistica come prima strategia in alternativa alla terapia farmacologica.
POTRÒ CONDURRE UNO STILE DI VITA NORMALE?
Sì, sebbene vi possano essere certe limitazioni per determinate attività associate ad alcuni medicinali che si potrebbero dover assumere. Uno stile di vita sano e un'alimentazione sana ed equilibrata sono importanti per tutti, ma lo sono in particolare per le persone che soffrono di problemi cardiaci, come la fibrillazione atriale. È consigliabile inoltre limitare il consumo di alcool e di altri stimolanti, come il tè forte, il caffè o le bevande contenenti caffeina. L'esperienza clinica collega lo stress agli episodi di fibrillazione atriale, mentre i dati provenienti dalle sperimentazioni cliniche sono limitati.